Torna a parlare in casa Ascoli Picchio anche il direttore sportivo Cristiano Giaretta che, dopo qualche giorno di riposo dopo il 31 di agosto, data della fine del calciomercato estivo, è subito tornato a lavoro per pensare a migliorare la squadra.

Direttore, come ha visto l’inizio di campionato della squadra?
Quello che si vede è al crescita di questo gruppo che avviene quotidianamente. Ogni giorno dal 15 luglio si lavora in maniera pignola ed organizzata. Prima eravamo arrabbiati, perché si giocava senza guadagnare punti, ora sembra che qualcosa si stia muovendo anche lì e i punti arrivano.

Qual’è stata secondo lei la scelta più azzeccata dell’estate?
Guarda, in questi anni stando nel mio ruolo mi sono reso conto che la scelta dello staff tecnico è di fondamentale importanza. Prima non lo credevo, devo essere sincero, ora ne capisco l’importanza.

E dei giocatori, chi vede meglio?
Sicuramente Mignanelli e Mogos sono l’emblema di questo miglioramento. I due lo scorso anno non sono partiti al meglio nell’impatto con la Serie B ma quest’anno li vedo con le idee molto chiare, soprattutto quando hanno la palla tra i piedi.

Il progetto Ascoli sembra comunque funzionare bene..
Si, è un percorso che stiamo facendo. La linea è quella di avere giocatori di proprietà. Ed è rischiosa. Sarebbe più facile avere giocatori in prestito che, male che vada, tornano nelle proprie squadre che hanno il cartellino. Qui invece la sfida è averli nostri, in modo da poterli rivendere ed accrescere il capitale societario. Avere una squadra di 27 elementi sapendo che bene 25 sono di tua proprietà è si una bella sfida, ma anche una grossa soddisfazione.

Parliamo della società. Ha dato fastidio lo striscione amaro che la Curva Sud ha rivolto a Cardinaletti durante la sfida contro il Palermo?
Mi è dispiaciuto. Io lavoro quotidianamente a contatto con Cardinalettti e so che lui come tutta al società si sta muovendo come deve. Al massimo penso che non siamo stati del tutto chiari con i tifosi nell’esporre i nostri progetti, o forse non li hanno capiti in pieno. Possiamo rispiegarli senza problemi. Gli stessi tifosi, tuttavia, non ci fanno mancare il loro appoggio. A Cesena sono stati grandi. I ragazzi percepiscono questo attaccamento e si sentono addosso anche la responsabilità di dare il 110% in mezzo al campo ogni partita.

Tornado al campo, un caso spinoso è quello legato a Leonardo Perez..
Si, Leo è stato sospeso per due giorni, quindi non si è allenato con la squadra. Il tutto per dare tempo alla società di prendere dei provvedimenti. Questa è stata una voce fuori dal coro che non mi aspettavo.

Come mai?
La storia è lunga. Al termine dello scorso campionato, diciamo a fine Maggio, comunicammo a Perez quali erano gli obiettivi della società su di lui. Parlammo con lui e il suo agente. Il percorso ad Ascoli poteva dirsi terminato, bisognava vagliare opportunità nella finestra di mercato. E se ne sono presentate di opportunità, almeno una dozzina. Tutte rifiutate. Mi spiace perché mi è sembrato, e l’ho fatto presente, che al suo agente gli sia sfuggita la situazione di mano. Fatto sta che il 31 di agosto, alle 23:01, Perez è ancora un giocatore dell’Ascoli. Allora parliamo e decidiamo di andare avanti, con il giocatore che poteva giocarsi le sue possibilità, ripartendo da capo. Il comportamento doveva essere da giocatore professionista, pagato con precisione svizzera come succede in questa società. Per questo discorso, quello che ha detto, rimane una cosa grave e non giustificabile.

Adesso Perez ha cambiato procuratore. Adesso c’è Di Campli. Notoriamente i rapporti tra l’Ascoli e Di Campli sono buoni. Si muoverà qualcosa?
Sicuramente adesso abbiamo un interlocutore, una persona con cui parlare.

Passiamo alle note positive. Sabato in Ascoli-Palermo il migliore in campo è stato senza discussione Gigliotti..
Gran bella partita,ma gran bell’inizio in suo. Lo scorso anno lo ha frenato un po’ qualche infortunio ma io non avevo mai nutrito alcun dubbio sul suo valore. Certo, poi è esploso il gran campionato di Mengoni. Quest’anno Gigliotti è migliorato tanto nel’accorgimento tattico ma anche nell’impostazione di gioco, acquisendo fiducia.

A calciomercato chiuso, com’è il lavoro di un direttore sportivo?
Non si ferma Io vedo tante partite. Ad esempio sabato non ero al Del Duca ma nel fine settimana ne ho viste quattro dal vivo. Serie B, Lega Pro, Primavera ed estere. L’allenatore deve pensare alla prossima giornata, il ds quasi già al prossimo anno, non solo alla sessione invernale di mercato.

A proposito, ha un rimpianto per il calciomercato di quest’anno?
Uno, si, l’attaccante esterno a sinistra. Perché non c’è stato tempo per prenderlo. I ragazzi che ci sono adesso in quel ruolo, in questo momento, stanno sopperendo bene a questa “mancanza”, ma il rammarico un po’ mi è rimasto.

Matteo Rossi