L’appello del vescovo di Ascoli Piceno Mons.Giovanni D’Ercole intervistato da ANDREA TORNIELLI del quotidiano La Stampa : “Preoccupano certi toni accesi, ora siano responsabili”, «È un terremoto politico e dopo ogni terremoto bisogna ricostruire». Mons.Giovanni D’Ercole vescovo di Ascoli Piceno , nel suo colloquio con «La Stampa» commenta l’esito del voto, in attesa delle riflessioni che saranno rese note fra qualche giorno dalla Cei, durante il consiglio permanente presieduto dal cardinale Gualtiero Bassetti.

Come giudica quanto è accaduto?  

«Mi sembra che sia stato un voto di protesta contro tutto ciò che sa di istituzioni, verso le quali si è sempre più sfiduciati. È un terremoto e, come dopo un sisma, bisogna iniziare a ricostruire. Un’esigenza credo avvertita anche dai vincitori di queste elezioni, dato che già nell’ultimo mese di campagna elettorale sia il M5S sia la Lega hanno cambiato il loro linguaggio, rendendosi conto che non basta protestare». 

Si apre un periodo di incognite, nessuno ha i voti per governare.  

«Il momento è delicato, e non solo per una questione di numeri. Preoccupano, ad esempio, certi toni anti-europeisti così accesi, che rappresentano sentimenti diffusi in Europa. Ma a parte questo, si possono cogliere anche dei segni di novità». 

 Quali?  

«Il voto manifesta una voglia diffusa di onestà e di sostegno sociale. Troppe persone sono stanche di dover attendere mesi per poter fare una Tac o di cercare raccomandazioni per mendicare un posto di lavoro. Il problema della disoccupazione giovanile è drammatico. Per questo i grillini vengono considerati una speranza, per questo si è registrato il loro successo in un Sud che chiede più giustizia sociale e più perequazione. Ora queste forze politiche hanno una grandissima responsabilità. Mi auguro la sappiano affrontare con prudenza, senza far marcia indietro rispetto alla necessità di offrire risposte». 

 Al Nord invece vince la Lega. Perché?  

«Anche nel centrodestra vediamo emergere un volto nuovo. La Lega ha saputo cavalcare le paure verso i migranti. Anche questo partito ha ora ha il problema di ricostruire. Servirà equilibrio. Bisogna ricostruire la speranza, ricucire l’Italia, pacificare la società, come ha detto il cardinale Bassetti». 

 Quanto ha pesato sul voto il disagio sociale?  

«Molto. E proprio per questo c’è da augurarsi che si sappia guardare ai reali bisogni del Paese. L’emergenza lavoro, la cultura dello scarto che porta così tanti giovani a essere fuori dal sistema senza studiare né lavorare. Le nuove povertà. Il grande tema della famiglia, che va sostenuta con politiche adeguate se abbiamo a cuore il bene della società. C’è la percezione di una mancanza di sicurezza nelle nostre città. Chi votando ha deciso di voltare pagina ora attende risposte concrete al di là di posizioni ideologiche e propagandistiche». 

 Che cosa si aspetta ora?  

«Posso solo augurarmi che ci sia il coraggio dell’umiltà, del sacrificarsi per il vero bene del Paese, cercando soluzioni anche con chi fino all’ultimo giorno della campagna elettorale era considerato un avversario, anzi un “nemico”». 

 Il Popolo della Famiglia non ha raggiunto i risultati che sperava.  

«Quello del Popolo della famiglia è stato un piccolo segno. Credo che all’interno delle nostre comunità cristiane si avverta la mancanza di proposte che si riferiscono al patrimonio della dottrina sociale della Chiesa e ai principi antropologici che hanno fondato l’identità europea».