Non solo Fiorin e Maresca, ma una rete di lavoro estrema. La “squadra fantasma” come l’ha definita Mogos la scorsa settimana, è il restante staff tecnico dell’Ascoli Picchio. Oggi in conferenza stampa abbiamo parlato con Lorenzo Vagnini e Salvatore Pollino, rispettivamente ex analista tattico ora collaboratore tecnico e nuovo collaboratore tecnico bello e buono.

“Mi sono trovato bene in questa avventura, ormai sono qui da quattro anni – inizia Vagnini -. Il lavoro è sinergico in tutte le sue componenti. Ormai non si può più parlare di lavoro tattico scisso da quello fisico, sono elementi da integrare per forza tra loro. Ad esempio, il singolo esercizio è condiviso da tutti quelli dello staff tecnico”. Lorenzo arriva lo scorso anno ed ha lavorato da analista tattico, quest’anno il lavoro è leggermente cambiato, o meglio, integrato: “Insieme al preparatore atletico Arpili e Brugiaferri, il nostro è un lavoro di monitoraggio ed analisi dei dati fisici di un giocatore, attraverso gps e altri elementi tecnologici, sia in allenamento che in partita. Diciamo che da video analista sono passato ad essere un performance analitico, tornando anche a sviluppare le mie competenze sul campo di preparazione atletica, visto che sono laureato in scienze motorie”. Questo staff, dunque, è qualcosa di innovativo e speciale: “Siamo tutti inseriti nei discorsi di ogni cosa che lo staff mette sul campo,  ogni esercizio non è mai la scelta di un singolo. Condividiamo tutto davvero nel minimo dettaglio. Inoltre, questo è uno staff giovane dettato però anche dalla saggezza di Fiorin”. In pratica, il lavoro è sui singoli giocatori quindi. “Esatto, e al livello sia fisico che tecnico. Quindi il dato che viene fuori dall’analisi non è legato soltanto alla fisicità. Anche per questo ogni singolo componente del gruppo ha avuto una crescita netta ed elevata. Anche chi non ha giocato le partite ufficiali, ad esempio. Florio e Parlati sono gli esempi: danno tantissimo anche se non giocano. Il lavoro, in generale, si estende sulla sezione di carico interno e sezione di recupero, dove usiamo una specie di indagine sul giocatore, mentre per il carico esterno utilizziamo il gps con il quale misuriamo il volume degli allenamenti, nonché la velocità ed accelerazioni, insieme ad altri dati. Avendo una cadenza settimanale ed anche giornaliera, con questo lavoro siamo preparati per quanto riguarda la prevenzione di infortuni, affaticamenti e schema di lavoro in allenamento”. Quante ore al giorno lavorate con lo staff? “Non saprei dire orari, siamo quasi 24 ore su 24 in collegamento, siamo tutti sempre sul pezzo”. Dunque, dove si incontra il tuo lavoro con quello di Pollino? “Sicuramente nelle idee e compilazione degli esercizi: succede anche che in base ai dati sul lavoro fisico/tecnico si debba svolgere un tipo di esercizio rispetto ad un altro in quella sessione di allenamento. Oppure che si faccia quell’esercizio ma con tempi, spazi ed intensità diverse”.

Salvatore Pollino, di seguito, conferma nettamente quanto detto dal suo collega: “Io sono qui da quest’anno, ma ho trovato un’ambiente davvero carico e bello. Partendo dalla curva, qualcosa di incredibile la dietro la porta. Non lo dico per essere un lecchino, è la verità, un patrimonio tutto ascolano. Io lo scorso anno ero a Novara a lavorare con Boscaglia, poi ho conosciuto Maresca nel finale della scorsa stagione. Devo dire che in entrambi i casi si lavorava bene, ma qui c’è una filosofia di gioco che si aggancia perfettamente alla mia”. Filosofia che è tutto tranne che nascosta. “Io studio come impostare il nostro gioco in base all’avversario – continua Pollino, che spesso viene schierato in campo anche da Fiorin per “riempire” un esercizio al livello di numero uomini in campo – ma tutto parte dal nostro gioco, il nostro voler giocare. Noi impostiamo il nostro gioco, che è quello di tenere la palla: chi ha il possesso in mano comanda la partita. Poi si può parlare di quel che si vuole, come che chi ha il 90% di possesso non vince le partite o viceversa, ma questa è la nostra filosofia di gioco e vogliamo arrivare ai risultati, alla vittoria, percorrendo questa strada. Ovviamente poi ci sono gli avversari, ed è per questo che ogni settimana deve essere fatto uno step in più, ed anche uno studio su di loro. Nel calcio non è più possibile lavorare per ruoli perché il terzino spesso deve saper fare l’interno di centrocampo, ad esempio. Ed è giusto che si trovi a farlo, perché muovendoti in mezzo al campo davvero non dai punti di riferimento all’altra squadra. Il lavoro dell’Ascoli sui giocatori è quello di indirizzarli verso la lettura del momento, della situazione di gioco, in modo da capire il problema e risolverlo anche in maniera più semplice possibile”. In questo lavoro, magari, sono favoriti i giovani, fisiologicamente più adatti ad apprendere, e l’Ascoli ne ha tanti. “Assolutamente si, è vero, ma non è vero che i più “anzianotti” non li capiscano. C’è uno scambio diverso, dato che il giocatore navigato è bravo anche a recepire quello che vogliamo e ridarci indietro i suoi pensieri su quella cosa, dato che le ha passate tutte ed ha esperienza. Noi vogliamo e ci prendiamo responsabilità, ma vogliamo che anche i giocatori la pretendano”. Quindi è diverso il lavoro qui ad Ascoli rispetto a Novara. “Sono due città diverse, con realtà societarie e umane diverse. La linea filosofica di cui vi parliamo è dettata da Fiorin e Maresca in prima linea. Poi questa è una piazza che ha scritto un pezzo di storia, quindi noi sentiamo anche l’obbligo di onorarla”. Occhi da tigre per Salvatore Pollino, il “Sasà” che si può udire dall’esterno del campo al Picchio Village. “Semplicità, martellare sui concetti e lavorare in modo maniacale. Queste sono le nostre caratteristiche”. Che dire, la squadra fantasma lavora in modo denso, al contrario del nome.

Matteo Rossi