Ponte San Giovanni, frazione di Perugia, a pochi chilometri dal centro urbano. Papà Cosmi, un certo Antonio, era appassionato di ciclismo. A questo Antonio, che poi morirà lasciando orfano il quattordicenne, nasce un figlio ed è tempo di decidere il nome. “Fausto”, come Coppi. Ma poi succede qualcosa, l’onore è per il fratello, Serse Coppi, che morì il 29 giugno del 1951, al Giro del Piemonte, durante lo sprint finale infilò con la ruota un binario del tram, cadde e picchiò la testa a terra. Nasce così Serse Cosmi, “L’Uomo del Fiume”.

Diplomato all’ISEF della sua città, è stato maestro di attività motorie in scuole elementari, istruttore di nuoto e personal trainer in palestra. Ecco un allenatore che, come si suol dire, si è fatto da solo. Perugino sanguigno, Serse Cosmi ha sempre coltivato la febbre del calcio con tanta passione, senza spaventarsi più di tanto quando, per molti anni, è stato costretto a fare la gavetta fra i dilettanti. E ne ha fatta: Ellera, Pontevecchio ed Arezzo prima di arrivare nella sua Perugia. In genere qui mancherebbe l’aggettivo “amata”, ma non è una mancanza. Cosmi è tifoso della Roma. Sempre stato, soprattutto quando  in un Lazio-Perugia (3-1) stagione 2003-2004, venendo allontanato dal campo per ordine dell’arbitro, al momento di imboccare l’ingresso per gli spogliatoi tra i fischi del pubblico di fede bianco celeste esclamò “Forza Roma!” in maniera tutt’altro che nascosta. Idolatrato per la sua tenacia, grinta e voglia di non mollare mai, Cosmi ha sicuramente un particolare che lo rende ‘personaggio’ più degli altri: il cappello. In pubblico appare quasi sempre con un cappellino, tanto da prestare la sua voce anche per il personaggio del cartone animato “I Robinson”, ovvero Don Hall, anche lui sempre con il cappello in testa. Ad Ascoli, anche se non sulla panchina bianconera, ci è già familiare un altro uomo col cappello: Beppe Iachini.

Questione di modulo: 3-5-2 convinto, anche se nel “miracolo Trapani” non ha mai disdegnato i due trequartisti dietro una punta molto fisica in una specie di 3-4-2-1. Anche perché nei primi anni 2000, quando studiava tra i banchi di Coverciano, Cosmi uscì con 110 e lode, presentando una tesi intitolata “Il trequartista“. Prima di Trapani, l’episodio che certo fa piacere ai tifosi bianconeri, i quali rivedono molto in lui delle caratteristiche attuali e storiche della città, è quello di Lecce. Subentrato a dicembre con la squadra ultima in classifica, Cosmi non riesce a salvarsi chiudendo 18° in Serie A. Dopo l’ultima giornata le sue parole sono state queste: “L’aritmetica dice che sono retrocesso con il Lecce, ma poi c’è un’altra classifica che è quella dei tifosi. E allora a Lecce ho vinto il campionato”. Prima di andare via da Trapani, tuttavia, lascia forse la lettera più bella e straziante della sua carriera, descrivendo come lì sia successo qualcosa di più di una semplice avventura calcistica. Ora Cosmi è pronto a ripartire in una città che mastica calcio, dura con le sue origini e vogliosa di un certo tipo di mentalità difficilmente mutabile.

Matteo Rossi