Abusivismo, burocrazia e fisco. Le spine nel fianco di tutte le imprese e in particolare per quelle che operano nel settore dell’estetica e della parrucchieria. La Cna Picena ha chiamate a raccolta, lunedì scorso, nella sede della Cna di San Benedetto del Tronto. Il confronto ha riguardato temi di scottante interesse per il settore anche il considerazione del fatto – per il fronte abusivismo – la Cna Picena ha stimato che ogni salone professionale che si opera nel campo del benessere perde, annualmente, circa il 30 per cento del suo potenziale fatturato proprio a causa dell’abusivismo. E, sempre a questo fenomeno, è legato non meno del 40 per cento delle chiusure delle attività regolari. E questo senza contare i danni all’erario per la mancata riscossione delle tasse e i gravi rischi per la salite di chi si affida a mani non professionali.

“All’incontro organizzato dalla Cna sono stati invitati professionisti e operatori – spiega Laura Siddu, portavoce territoriale del settore Benessere e Sanità – per discutere delle tante novità che possono essere messe in campo in chiave di crescita sia dell’attività che della professionalità. Insieme, con il sostegno di un gruppo forte e unito”.

“La soluzione a questo grave problema – è la posizione della Cna – passa sicuramente attraverso maggiori controlli da parte degli organi preposti ma, anche e soprattutto, dalla presa di coscienza da parte dei consumatori sia dei rischi per la salute che si corrono affidandosi ad operatori abusivi che del danno economico e sociale che si arreca all’intero sistema-paese”.

Sempre al forum della Cna Picena sulla burocrazia, coordinato dalle responsabili provinciali del settore, Monia Capriotti e Monica Fagnani, è stato presentato anche lo studio che la Cna  ha fatto a livello nazionale, dal quale si evince che un acconciatore per aprire un’attività deve fare 65 adempimenti, parlare con 26 enti diversi 39 volte, quindi deve confrontarsi anche due volte con lo stesso ente, per un costo stimato di 17.535 euro.

Per quanto riguarda il Fisco, nello specifico, ci si è soffermati su come potrebbero cambiare i studi di settore, e come le associazioni sono importanti interlocutori su questi cambiamenti.

Abusivismo, burocrazia e fisco. Le spine nel fianco di tutte le imprese e in particolare per quelle che operano nel settore dell’estetica e della parrucchieria. La Cna Picena ha chiamate a raccolta, lunedì scorso, nella sede della Cna di San Benedetto del Tronto. Il confronto ha riguardato temi di scottante interesse per il settore anche il considerazione del fatto – per il fronte abusivismo – la Cna Picena ha stimato che ogni salone professionale che si opera nel campo del benessere perde, annualmente, circa il 30 per cento del suo potenziale fatturato proprio a causa dell’abusivismo. E, sempre a questo fenomeno, è legato non meno del 40 per cento delle chiusure delle attività regolari. E questo senza contare i danni all’erario per la mancata riscossione delle tasse e i gravi rischi per la salite di chi si affida a mani non professionali.

“All’incontro organizzato dalla Cna sono stati invitati professionisti e operatori – spiega Laura Siddu, portavoce territoriale del settore Benessere e Sanità – per discutere delle tante novità che possono essere messe in campo in chiave di crescita sia dell’attività che della professionalità. Insieme, con il sostegno di un gruppo forte e unito”.

“La soluzione a questo grave problema – è la posizione della Cna – passa sicuramente attraverso maggiori controlli da parte degli organi preposti ma, anche e soprattutto, dalla presa di coscienza da parte dei consumatori sia dei rischi per la salute che si corrono affidandosi ad operatori abusivi che del danno economico e sociale che si arreca all’intero sistema-paese”.

Sempre al forum della Cna Picena sulla burocrazia, coordinato dalle responsabili provinciali del settore, Monia Capriotti e Monica Fagnani, è stato presentato anche lo studio che la Cna  ha fatto a livello nazionale, dal quale si evince che un acconciatore per aprire un’attività deve fare 65 adempimenti, parlare con 26 enti diversi 39 volte, quindi deve confrontarsi anche due volte con lo stesso ente, per un costo stimato di 17.535 euro.

Per quanto riguarda il Fisco, nello specifico, ci si è soffermati su come potrebbero cambiare i studi di settore, e come le associazioni sono importanti interlocutori su questi cambiamenti.