Circa 10mila cinghiali. Quasi 24mila caprioli. Sono queste le specie più numerose della grande invasione incontrollata di animali selvatici che mette a rischio le produzioni agricole e l’incolumità dei cittadini. È la stima che Coldiretti Marche fa su dati del report faunistico venatorio regionale che registra anche la conta dei danni alle colture. Davvero salata: 2,5 milioni tra 2013 e 2017. Di questi circa 2 milioni sono causati dalle incursioni cinghiali.

A livello nazionale si assiste al proliferare di branchi che, sull’Appennino, guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori e gli allevatori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, salumi e cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.

L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta anche un rischio – evidenzia Coldiretti Marche – per quell’agroalimentare di qualità che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra: ben 36 denominazione d’origine marchigiane – secondo i dati Symbola/Coldiretti – e dove insistono oltre 35mila imprese (quasi il 24% del totale), molte delle quali proprio legate all’agricoltura e alla manifattura agroalimentare. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole ma anche nei boschi a caccia di castagne e tartufi.