Nuova conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, che ha annunciato la proroga delle misure restrittive al 3 maggio, con qualche eccezione che riguarda attività come le cartolibrerie e i negozi per bambini, e ha spiegato la posizione dell’Italia nell’ambito europeo, richiamando l’opposizione ad un comune senso di responsabilità.

Di seguito la trascrizione del discorso tenuto dal presidente del Consiglio in diretta social:

Abbiamo appena predisposto un nuovo DPCM con cui proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio. Una decisione difficile ma necessaria di cui, naturalmente, mi assumo tutta la responsabilità politica; è una decisione che ha assunto dopo diversi incontri tenuti con la squadra dei ministri, con gli esperti del nostro comitato tecnico scientifico, con le regioni, le province, i comuni, con i sindacati il mondo delle imprese e dell’Industria, con le associazioni di categoria.

Il comitato tecnico-scientifico ci ha dato una conferma: i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Ci sono evidenti indicazioni che le misure di contenimento sin qui adottate dal governo stiano dando dei frutti, stiano funzionando. Stiamo ricevendo anche importanti riconoscimenti: l’ufficio europeo dell’organizzazione mondiale della sanità ha ribadito che l’Italia si sta dimostrando un esempio, anche per altri paesi, per le misure di reazione per tutelare la salute dei cittadini, ma proprio per questo non possiamo vanificare gli sforzi fin qui compiuti.

Se noi cedessimo adesso, rischieremmo (come c’è stato anche raccomandato dai nostri esperti) di perdere tutti i risultati conseguiti; sarebbe una grande frustrazione per tutti, perché dovremmo ripartire da capo e potete immaginare anche con un aumento del numero dei decessi e delle vittime. Dobbiamo, quindi, continuare a mantenere alta la soglia dell’attenzione.

Lo dobbiamo fare anche adesso che si avvicina la Pasqua, lo dobbiamo fare anche per i ponti del 25 aprile, la festa della liberazione, e per il primo maggio, la festa del lavoro. Siamo tutti, immagino, impazienti di ripartire. L’auspicio è che dopo il 3 maggio si possa ripartire con cautela, con qualche gradualità, ma ripartire. Questo risultato dipenderà  dal nostro comportamento: dobbiamo compiere questo ulteriore sforzo, dobbiamo continuare a rispettare le regole anche in questi giorni che saranno di festa, dobbiamo continuare a mantenere le distanze sociali.

La proroga che oggi disponiamo con questo DPCM che ho appena firmato vale anche per le attività produttive. Continuiamo a mettere la tutela della salute al primo posto, ma nello stesso tempo cerchiamo anche di ponderare tutti gli interessi in campo; ci sta molto a cuore anche la tenuta del nostro tessuto socio-economico, del nostro tessuto produttivo. La nostra determinazione è quella di allentare il prima possibile le misure per tutte le attività produttive, per poter far ripartire quanto prima, in condizioni di sicurezza, il motore del nostro paese a pieno regime. Non siamo però ancora nelle condizioni di poter ripartire a pieno regime, dobbiamo quindi attendere ancora. Quello che vi posso promettere è che, se anche prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, anche alla luce delle raccomandazioni dei nostri esperti, cercheremo ovviamente di provvedere di conseguenza.

Ma c’è qualche piccola variazione in merito alle attività produttive. Dal martedì 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie, negozi per neonati e per i bambini: abbiamo ricevuto tante richieste, tante difficoltà c’erano state segnalate e quindi apriamo, con ponderazione, queste attività. Apriamo anche qualche altra attività produttiva in particolare la silvicoltura (il taglio dei boschi) per consentire che vengano forniti i combustibili solidi, la legna.

Il lavoro per la fase 2 è un lavoro già partito; non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto del nostro territorio, siamo già al lavoro per far ripartire sistema produttivo in piena sicurezza attraverso un programma articolato. Superata la fase acuta, infatti, dovendo convivere con il virus, stiamo lavorando ad un programma che poggia su due pilastri: l’istituzione di un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro.

In primo luogo, ci avvarremo di un gruppo di esperti che conterà varie professionalità: sociologi, psicologi, esperti dell’organizzazione del lavoro, manager  che dialogheranno con il comitato tecnico scientifico, in modo da avere la possibilità di modificare anche le logiche di organizzazione del lavoro fin qui codificate 

Il protocollo per la sicurezza del lavoro l’abbiamo già siglato verso la metà di marzo con tutte le parti sociali: quello è il nostro testo base, la nostra Bibbia da cui partire per la sicurezza dei luoghi di lavoro. I nostri esperti e scienziati del comitato tecnico-scientifico lo stanno integrando e rafforzando- Il protocollo consentirà una ripresa in tutta sicurezza delle attività produttive. La raccomandazione, a tutti i responsabili delle aziende, è di approfittare di questo momento di sospensione delle attività per sanificare i luoghi di lavoro e per predisporre le condizioni di massima sicurezza per i lavoratori attrezzandosi e predisponendosi già da ora per la corretta applicazione di tutte le rigorose misure di protezione ( anche il rispetto delle distanze necessarie); è un protocollo che aggiorneremo e che diffonderemo, come abbiamo già diffuso la precedente versione. 

E adesso veniamo all’Europa, che sta affrontando una delle più difficili emergenze in tempo di pace. Le prime stime dicono che saranno necessari almeno 1500 miliardi di euro per fronteggiare questa emergenza europea, la più significativa dal dopoguerra a questa parte che l’Europa e, anche per certi versi l’intero pianeta, sta affrontando. Negli Stati Uniti, ricordo che il sostegno pubblico già adesso è nell’ordine circa 2000 – 2200 – 2300 miliardi; anche questi evidentemente sono numeri mai visti in tempo di pace.

Le proposte che ieri sono state messe sul tavolo dei Ministri delle finanze dell’euro-gruppo sono solo un primo passo verso la risposta europea. Il ministro Gualtieri ieri ha fatto un gran lavoro, ma è un primo passo che l’Italia (e su questo siamo pienamente d’accordo con il ministro) giudica ancora insufficiente. Su questa base occorre lavorare ancora per costruire qualcosa di ancora più ambizioso. La principale battaglia che l’Italia deve condurre sui tavoli  europei è quella di un fondo che deve essere finanziato con una vera e propria condivisione economica dello sforzo, come ad esempio con gli Eurobond. Il fondo deve avere una potenza di fuoco proporzionata alle cifre, alle risorse che sono richieste da un economia di guerra. Il fondo deve essere anche disponibile subito, lo sto dicendo a tutti i miei omologhi: noi potremmo anche arrivare a questa risposta adeguata sul piano economico, ma se arriveremo tardi sarà insufficiente, con il risultato che deprimeremo ancor di più il nostro tessuto socio-economico e che la somma originariamente pensata non basterà.

Le proposte dell’euro-gruppo contengono anche un nuovo strumento: lo schema assicurativo europeo per la disoccupazione per una cassa integrazione gestita a livello europeo che metterà a disposizione degli Stati membri la somma non trascurabile di 100 miliardi. Avremo anche un potenziamento della banca Europea degli investimenti, che attirerà 200 miliardi di investimenti. Insomma, sul tavolo sono stati messi degli strumenti significativi, ma il nostro strumento è l’Eurobond, il più adeguato per la situazione d’emergenza che stiamo vivendo e condurremo sino alla fine la nostra battaglia. L’euro-gruppo, poi, propone anche una nuova linea di credito senza condizionalità tranne quella destinata alla spesa per i costi per la sanità, collegata allo strumento già esistente che ormai è famoso, si chiama Mes

Su quest’ultimo punto vedo che in Italia, dalla scorsa notte, si è attivato un dibattito. Un dibattito assolutamente legittimo e anche molto vivace; io ritengo un segno di maturità e di democrazia che un intero paese possa far lievitare questo dibattito in tutte le sue sedi, a partire dal Parlamento. Però è altrettanto importante che questo dibattito si sviluppi con chiarezza, senza falsità. Ecco perché mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri, non è stato approvato o attivato la scorsa notte come  falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato, questa volta lo devo dire, devo fare nomi e cognomi, da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Lo stanno ripetendo dalla scorsa notte, per tutte queste ore. Non è assolutamente così. Questo governo non lavora col favore delle tenebre. Questo governo guarda in faccia agli italiani e parla con chiarezza, se ha qualche proposta da portare la porta veramente guardando negli occhi tutti gli italiani. L’euro-gruppo non ha firmato nulla né ha istituito alcun obbligo, questa è una menzogna. Secondo fatto: su richiesta di alcuni stati membri (non dell’Italia) l’euro-gruppo ha lavorato a questa proposta di una linea di credito collegata al Mes e totalmente nuova. Terzo: l’Italia non ha attivato il Mes, non ha bisogno del Mes perché lo ritiene inadeguato rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.

Sin dall’inizio, lo ricordo, nell’ultimo Consiglio Europeo l’ho già detto a tutti i miei omologhi- L’Italia non ha bisogno del Mes, l’Italia non lo ritiene adeguato a questa emergenza. Fermo restando che se ci sono degli Stati (perché noi stiamo lavorando anche in una sinergia con altri stati, con altri otto stati alleati) che vogliono una nuova linea di credito collegata al Mes, la vogliono senza le vecchie condizionalità, con nuova regolamentazione. Ecco perché l’Italia partecipa a questa discussione che è sul tavolo.

Attenzione: è per questo però che noi ci stiamo battendo, per avere questo ventaglio di nuovi strumenti e in particolare per questo lavoreremo fino alla fine con coraggio, con determinazione in questa battaglia difficile che era impensabile all’inizio. Però, ieri è successo qualcosa di nuovo: c’è un intero paragrafo che è destinato ad accogliere la nostra prospettiva degli Eurobond, è molto importante perché stiamo parlando di strumenti finanziari di condivisione delle spese, strumenti finanziari di condivisione degli investimenti. Non abbiamo ancora una regolamentazione concreta, stiamo parlando di affermazioni di principio.

Dobbiamo ancora lavorare in questa direzione, dobbiamo ancora costruire questo strumento, ma per la prima volta l’abbiamo messo nero su bianco e anche gli altri paesi hanno dovuto accettare non di esplorare per il futuro come si era detto in una versione precedente ma di lavorare adesso già per introdurre questo nuovo strumento: quello che vogliamo è che su questo strumento non solo si lavori adesso, ma sia immediatamente applicabile e attuabile e lotteremo sino alla fine per avere questo, ma abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti cittadini italiani. Ed è per questo che dico: le falsità, le menzogne  ci fanno male, perché ci indeboliscono nella trattativa.

Avevo chiesto all’opposizione di essere accumunati in questo senso di responsabilità; quello che è successo stanotte, nelle scorse ore, quelle falsità che vengono dette rischiano di indebolire non il premier Giuseppe Conte, non il governo, ma l’intera Italia, perché vi assicuro che è un negoziato difficilissimo,

Se lasciavano all’Italia a scrivere questo accordo sarebbe stato già scritto. Ci sono altri 26 paesi, dobbiamo lavorare insieme. Dobbiamo parlare anche al popolo tedesco, al popolo olandese, dobbiamo far capire qual è il nostro progetto, dobbiamo esprimere la nostra dignità, la forza del nostro coraggio, della nostra lungimiranza, della nostra determinazione. Se questo dibattito continua in questi termini rischiamo di compromettere la nostra forza negoziale.

Lo voglio dire chiaramente: la mia posizione in consiglio sarà chiara, la risposta Europea la valuto nel suo complesso, quindi lotteremo per avere gli Eurobond e spiegherò con forza al prossimo Consiglio Europeo, ancora una volta, che il Mes è un strumento totalmente inadeguato e insufficiente per l’emergenza che stiamo vivendo. La risposta comune o è ambiziosa o non è. Non abbiamo alternative. Se fosse stata una crisi come del 2008 o 2009 potevamo ragionare di altri strumenti, avremmo potuto stare lì a sofisticheggiare su “mi piace questo, mi piace quello”, ma oggi dobbiamo inventarci nuovi strumenti. E da questo punto di vista io non firmerò fino a quando non avrò un ventaglio di strumenti adeguato alla sfida che stiamo vivendo, è una sfida che non riguarda solo noi che siamo cittadini italiani, non riguarda solo l’Italia, riguarda l’Europa e quindi tutti gli stati membri. E io sono convinto che con la nostra tenacia e con la forza della ragione riusciremo alla fine a convincere tutti che questo è l’unico percorso che si offre per consentire all’Europa di ripartire con forza di alzare le reni e di competere sui mercati globali.